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DETTAGLIO NEWS
 
21/02/2010 01:30:14 - Zukabamba si trasferisce a Venezia
 
Come accennato nelle chiacchiere, oggi ho finalmente trasferito Zukabamba dal suo nascondiglio nelle Conche di Cavallino (Jesolo), sino a Sacca Fisola, un canale dell'Isola della Giudecca, a Venezia.
Il tutto veleggiando attraverso i canali della Laguna Veneta.

Oggi infatti, c'è stato il primo giorno di marea sigiziale, con 85 cm di alta marea, il minimo perchè Zukabamba potesse nuovamente galleggiare nel suo ormeggio, e uscire dal Canale della Falconera (profondità 1.5, 1.7 m con marea normale).
Il picco di marea era previsto per le ore 08.05 del mattino.

Ieri, 09 febbraio, con Laura, abbiamo passato in rassegna tutta la barca, per accertarci che fosse tutto efficiente e pronto per salpare, ma la bassa marea, mi ha impedito per tutto il giorno di testare il motore. Rientrati a casa di Laura, dove siamo stati ospiti per 3 mesi, ho cenato, e alle 22 quando è salita nuovamente la marea,sono tornato alla barca per fare gli ultimi controlli e lavoretti. Per scaramanzia, durante il pomeriggio, avevo anche acquistato un nuovo set di chiavi e cacciaviti più qualche altra carabattola.
Io, Laura, e suo fratello Cristiano, ci siamo quindi svegliati di buon'ora (alle 05.30), e Antonella ( ossia la madre di Laura), ci ha accompagnati da Monastier di Treviso, sino alle Conche di Cavallino, dove siamo arrivati alle 08.00 in punto.
Il meteo non era dei più promettenti, infatti, oltre a una burrasca da sud est forza 8 su tutto l'Adriatico, erano previsti (e ci sono stati) dei temporali.
Il vento in realtà non era da Sud est all'interno della laguna, bensì da Nord Est, sui 17-20 nodi, e a dir poco ghiacciato!!
Dopo l'ennesimo controllo dei livelli, scarichi, ecc ecc, e aver caricato una tanica di carburante supplementare, alle 08.05 abbiamo mollato gli ormeggi.
La barca, che non navigava da tre mesi, ha risposto con entusiasmo, e ci siamo avviati in direzione Treporti, per i 500 metri di canale profondo (conche di cavallino, prof. 3-3,7 m), dove, con un po di ansia, abbiamo imboccato sulla dritta il Canale della Falconera, che costeggia un'immensa riserva di caccia, che oggi era strapiena di cofaneti e patanee, tipiche imbarcazioni da caccia/pesca della laguna veneta, e la zona risuonava di fucilate.
La profondità cambia all'istante, e passa dai 3,5 metri, a 2,3 metri, il canale è largo meno di 10 metri, ed è segnato dalle bricole. La volta precedente, la marea di oltre un metro, non mi lasciava vedere le rive del canale, e non mi ero reso conto di quanto stretto fosse realmente.
Decido di rallentare l'andatura, e passo da 3,5 a poco più di 2 nodi. Ai lati del canale, l'acqua resa limpida dal gelo fa intravedere i banchi di fango, marroni, che spiccano sul verde dell'acqua più fonda.
Manovrando con estrema attenzione, comincio una lentissima risalita, mantenendomi ad appena un metro dai pali di legno.
Dopo circa 200 metri, vedo una bricola piazzata più esternamente rispetto alla lunga fila, e il canale si fa sempre più stretto. Accosto a dritta di mezzo metro... sento un rallentamento, il chiaro segnale che sto strisciando sul fango. comincio a sudare freddo, ma è troppo tardi. dopo pochi metri, la barca è ferma!
Mi scappa un'imprecazione, Laura, da sottocoperta, ha già capito, anche lei ha avvertito il contatto col fango. Cristiano, di vedetta a prua, si precipita a poppa:

" gh'avemo toccà? se semo impiantai??"
(abbiamo toccato? ci siamo incagliati??)

" Si..."

" e ora?"

" e ora... vediamo che si può fare..."

Nel mentre che discutiamo, non sto a perdere tempo. Provo innanzitutto a dare indietro tutta, pur sapendo che la barca ha avanzato troppo sul banco di fango. Infatti non si muove, e sento che anche la pala del timone tocca nel fango morbido. L'elica muove nuvole di fango, e prima di aggravare la situazione metto in folle.
Penso per due secondi... Il canale profondo è di poco alla nostra sinistra, per cui siamo su un versante del banco, non sul cappello.
C'è una seconda possibilita!
Far uscire la barca in marcia avanti, se solo si riuscisse a orientare la prua verso il canale. Mi rivolgo a Cristiano:

" prega Dio che funzioni..."

Dò tutto timone a sinistra, e dò un colpo di acceleratore, la barca ha un sussulto, ma la prua non si sposta... non devo perdere la calma, dò tutto timone a dritta, riaccelero, poi tutta barra a sinistra, con tutta la violenza che posso.Intanto continua sempre a piovere... La barca scoda prima a dritta, poi a sinistra, la prua ha ruotato di qualche decina di cm, la barca non si sposta, e decelero. Laura esulta

" DAI! DAI! SI MUOVE!!"

riporto il timone al centro, riaccelero e do una seconda botta, poi una terza, e una quarta. La barca si è messa a 45° col canale, ma non si libera, e non posso intraversarmi di più... Alzo lo sguardo al mostravento, vedo che siamo di bolina larga, e il vento che proviene dalla nostra dritta tenta di spingerci nel canale.

" facciamo un tentativo disperato... venite tutti sul lato di sinistra a fare peso. La barca sbanda di qualche grado, nel frattempo apro il genoa. La barca sbanda ancora, e va in poggia, accelero nuovamente, ed esultiamo!

"SIAMO LIBERI!!!"

il canale però, 50 metri più avanti si stringe ancora, sò di non poter manovrare per tornare indietro se non in retro, e so che rischio grosso, ma decido di proseguire ugualmente. Laura legge a voce alta ogni variazione di fondale di 10 cm in 10 cm, e asciuga in continuazione gli schermi dalla pioggia.

"2.3...2.5...2.7...3.1...2.4... "

L'ansia dura per tutte le 2 miglia di canale, con qualche attimo di respiro quando la profondità aumenta da 3 a 4 metri, ma essendo tortuoso, ad ogni ansa i banchi di fango portano la profondità al minimo.
Quando usciamo dal canale della Falconera, e imbocchiamo a sinistra il Canale dei Bari, la profondità aumenta di botto a oltre 6 metri. Il vento a 18 nodi ci spinge di poppa, e lo avremo a favore fino a Venezia, issiamo il genoa, e la barca schizza via a 7 nodi e mezzo!
Siamo tutti più rilassati, il canale è largo e profondo, la barca corre e lascia una scia bianca alle spalle, il motore ormai si può pure spegnere.
Dai barchini, i cacciatori guardano la barca a vela correre nel canale come se fosse un'astronave venuta da Marte, e probabilmente si saranno chiesti cosa diavolo ci faceva una barca a vela in giro per le zone più sperdute della Laguna Nord, e per giunta con quel tempaccio!
A ogni ansa del canale dovevamo strambare anche 2 o 3 volte di seguito con una rapidità impressionante per non andare fuori dal tracciato, e per non perdere la velocità, che su una "pista" così è ancora più esaltante, e ci costringe a infinite regolazioni.
L'ansia, lo sconforto per l'incaglio, e il freddo ormai non si sentono più, e ci godiamo la veleggiata, in giro per la laguna oltre ai cacciatori più a Nord ci siamo solo noi. In brevissimo tempo usciamo dal canale dei bari, davanti a Lio Piccolo, accostiamo a sinistra, strambiamo, e imbocchiamo "La Cenesa", che un miglio più a valle diventa il Canale San Felice. Ora il vento è al traverso, con raffiche sino a 20 nodi che fanno sbandare e accelerare la barca, passiamo davanti al Marina Fiorita, facciamo un passaggio radente per salutare Bendori, pur sapendo che Andrea è a lavoro. poi schizziamo via verso Punta Sabbioni... Chiamo Roberto (il presidente dell'Associazione Velica Mulino Stucky)al cellulare, per avvisarlo che siamo vicini. Ormai siamo alle porte di Venezia. Accendiamo il motore, ammainiamo il genoa, e oltrepassiamo i cantieri del Mose, che si fanno sempre più imponenti. Da quì, ci lasciamo l'Isola di Sant'Andrea a dritta, e quella di Lido a sinistra, mentre davanti a noi ci troviamo Venezia. Accostiamo a dritta, ed entriamo nel Bacino di San Marco, gremito di barche di ogni genere. Manteniamo una velocità di 5 nodi, a destra, sfiliamo davanti all'Arsenale, poi a Palazzo Ducale, Piazza San Marco, mentre a sinistra abbiamo l'Isola di San Giorgio, con il piccolo marina del Diporto Velico Veneziano, e finalmente entriamo nel Canale della Giudecca, lasciandoci sulla dritta Punta della Dogana. Sulla dritta abbiamo gli antichi magazzini del sale, ora sede dell'Associazione canottieri Bucintoro, mentre a sinistra abbiamo l'Isola della Giudecca coi suoi palazzi antichi. Davanti a noi, alla fine della Giudecca, si staglia l'imponente ex Mulino Stucky, ora Hotel Hilton. Cominciamo ad accostare a sinistra, facendoci largo nel traffico cittadino, superiamo l'Hilton, ed entriamo a sinistra in Sacca Fisola. Alla nostra dritta, finalmente troviamo il nostro posto barca, proprio di fianco a Olivia, il Bavaria di Roberto. Il vento è ancora forte nonostante il ridosso della città, e il moto ondoso è elevato. Ci infiliamo nell'ormeggio fra le briccole di prua, a oltre 5 nodi, per annullare lo scarroccio. Una botta indietro ferma dolcemente Zukabamba , lanciamo le cime per ormeggiarci alle briccole, e teniamo la barca scostata di una trentina di cm dal finger.
Stanchi e morti di freddo, ma entusiasti per l'avventura, non ci siamo resi conto che è mezzogiorno passato. Roberto ci raggiunge poco dopo, lasciamo Zukabamba a sballonzolare felice nel suo nuovo ormeggio, e tutti assieme andiamo a mangiare in un bàcaro , ovvero una tipica ostarìa veneziana, dove con una spesa irrisoria è ancora possibile assaporare i veri piatti tipici veneziani, come i nervetti, le seppioline (fritte, arrosto o in insalata), il baccalà, e l'immancabile quartìn di vino!

P.S.

Entrare a Venezia con Zukabamba, per giunta sotto carnevale, non ha prezzo. per tutto il resto.........

Inviata da zukabamba



 
 



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